Dal Libro delle Lamentazioni: l’inverno

Sono così in riserva che persino scrivere mi costa una fatica enorme. Ho le dita talmente congelate che non so se scatenarle sulla tastiera possa servire come esercizio di riscaldamento o se sarebbe totalmente inutile, visto che, messe come stanno, andrebbero dove dicono loro e non dove vorrei io. Ormai le temperature diurne sono scese tranquillamente sotto ai venti gradi e durante la notte vanno pure sotto ai dieci perciò posso dichiarare ufficialmente iniziata la mia lotta al freddo e, sapendo che mi aspettano otto mesi minimo di piumini, sciarpe, influenze ed aspirine, non posso che sentirmi del tutto sconfortata.

Arriva l’inverno: la stagione in cui all’Obitorio la corrente salta minimo quindici volte al giorno a causa delle stufette elettriche, che, nonostante la fragilità del contatore, ci ostiniamo ad attaccare perché in fondo dieci minuti di caldo prima del black out generale valgono la pena di piangere dopo per i dati persi sul pc.

L’inverno: in cui il mio consumo di sigarette si riduce del 50% perché se fumo in locali chiusi mi sparano e se fumo all’aperto inizio a tremare a livelli patologici, trascinata di qua e là dal vento che si divora la mia sigaretta. Avete mai provato a fumare a dieci sotto zero? Da quella temperatura in giù io non mi rendo nemmeno conto di essere al mondo, figuriamoci arrivare a tanto come accendere una sigaretta. Il gelo mi paralizza il cervello o meglio lo manda in loop e l’unica cosa a cui riesco a pensare è che sto congelando, che da lì a dieci secondi mi butto a faccia in giù nella neve e mi lascio morire. Insomma non sarei stata esattamente idonea per la Campagna di Russia…

E si prospettano: termosifoni a palla, bollette del metano che fanno diventare il mio stipendio una partita di giro tra me e la compagnia che ne gestisce l’erogazione. E poi le tisane bollenti, la coperta di lana della nonna e tutte quelle migliaia di cose che per molti hanno un che di intimistico ma che a me danno semplicemente l’impressione di essere invecchiata di mille anni in due mesi, di essere paralizzata in casa come fosse un rifugio antiaereo perché dietro alla porta c’è il gelo che mi aspetta pronto a sferrarmi un’asciata in testa non appena mi azzardo a mettere il naso fuori.

E, last but not least, la neve. Di solito quando nevica tutto sembra più pulito e luminoso e la gente si sente felice ed entusiasta perché presumibilmente si sta facendo la settimana bianca in qualche località sciistica e allora la neve ha il suo perché. Ma quando al mattino devo andare a lavorare e non appena mi sveglio intravedo dalle ante delle finestre quell’insolito sospetto chiarore che preannuncia un accumulo di minimo dieci centimetri io sento solo che vorrei morire.

Ma la morte non si sceglie giusto? Persino i tentativi di suicidio falliscono se non è il tuo momento quindi vale la pena di non protestare troppo e di buttarsi nel delirio. Abbigliamento tipo Omino Michelin mi avventuro fino alla fermata dell’autobus, ma ormai la parola “autobus” è perfettamente dispensabile ed eufemistica. Il fatto che nelle vie secondarie lo spalaneve non sia ancora passato non rappresenta un problema, visto che l’arrivare a destinazione in ritardo comporta solo uno sconto sulle due ore d’ordinanza che dovranno trascorrere prima che qualsiasi mezzo pubblico si materializzi all’orizzonte.

Sì perché c’è sempre qualche cretino che, pur conoscendo il significato del cartello stradale “obbligo catene” pensa che l’abbiano messo lì per addobbare la strada o, meglio ancora, che è fermamente convinto che la sua macchina ce la farà per qualche misterioso dogma che al mondo non è dato di capire. E invece dev’essere che dio, preferendo il caldo, si è trasferito alle Fiji, perché il geniaccio rimane incagliato in mezzo alla strada con le ruote che girano a vuoto e, nel giro di due minuti, io che aspetto l’autobus che gli sta dietro, mi sono giocata ogni possibilità di arrivare all’Obitorio prima di mezzogiorno e forse anche ogni possibilità di sopravvivere ai dodici sotto zero che mi fanno gentilmente compagnia alla “fermata del nulla”.

Se non sapessi che le lacrime mi si congelano senza praticamente andare oltre la rima palpebrale credo che piangerei come un neonato affamato e molesto. E non penso che la presenza di quei due cristi che stanno lì nella mia stessa situazione mi aiuterebbe in nessun modo a trattenermi per la vergogna.

E adesso mi aspetta tutto questo, già sta fuori dalla mia porta o dentro al mio ufficio, insomma incombe come qualcosa di terribile da cui si è consapevoli di non potersi in nessun caso salvare. Ma finché non siamo ancora sotto zero direi che posso almeno togliermi la soddisfazione di due occhi funzionanti e farmi un bel pianto… Lo so: sono tragica ma che possa nevicare in qualsiasi momento da inizio Novembre a fine Marzo mi sembra giustifichi questa penosa tragedia greca.

12 risposte a "Dal Libro delle Lamentazioni: l’inverno"

  1. Mia nuova amica, arrivo qui a leggerti perchè sei stata la prima a leggere quello che ho scritto un pò di getto, spinto dalla voglia di condividere con ironia un momento davvero brutto della mia vita, contro il quale ancora combatto le ultime scaramucce. E’ una bellissima scrittura la tua, ed in ogni riga racconta un’amarezza che mi fa quasi male senza neanche conoscerti. Mi sento stupido a raccontare in modo così leggero le mie paturnie, ma in fondo stupido è come mi voglio sentire davanti a certe cose che è difficile trovare il modo di combattere. Stupido è come vorrei essere sempre stato guardando il passato, senza coscienza che mi suonasse nella testa ogni possibile conseguenza delle mie azioni. Ora scelgo di esserlo, stupido, scelgo di non prendermi sul serio perchè mi fa male darmi retta quando i miei pensieri mi portano dove mi fa male. E scelgo di non darmi corda quando comunque mi ci portano. Voglio vivere. Bene. Meglio di quanto bene possa aver vissuto. E per farlo sono disposto a tutto. Anche a rinunciare alla mia (in)conscienza. Spero di vedere presto il fondo del tuo blog bianco.

    1. Credo che nel raccontarsi si debba essere ironici il più possibile (anche se non sempre ci si riesce) visto che la vita è già piuttosto brutta di suo e piangersi addosso non aiuta, anche se a volte sfogarsi fa bene. Io quando scrivo di me e quando penso a me e a quello che devo affrontare cerco sempre di essere ironica e concreta, di guardare il problema più dal punto di vista della soluzione che da quello della causa. Però non sono nata così, è qualcosa a cui si arriva col tempo e parecchie batoste. Penso che chiunque ci possa arrivare, chiunque può trovare la chiave per affrontare in modo propositivo le sfide della vita ed essere almeno sereno e combattivo. Non so chi sei ma so che, se ne hai la volontà, anche tu ce la farai. Oddio mi sembra di aver scritto una risposta da “maestra di vita” che non sono assolutamente, ma è uscita così… Comunque buona fortuna e grazie per essere passato di qui.

  2. “E si prospettano: termosifoni a palla, bollette del metano che fanno diventare il mio stipendio una partita di giro tra me e la compagnia che ne gestisce l’erogazione. E poi le tisane bollenti, la coperta di lana della nonna e tutte quelle migliaia di cose che per molti hanno un che di intimistico ma che a me danno semplicemente l’impressione di essere invecchiata di mille anni in due mesi, di essere paralizzata in casa come fosse un rifugio antiaereo perché dietro alla porta c’è il gelo che mi aspetta pronto a sferrarmi un’asciata in testa non appena mi azzardo a mettere il naso fuori.”

    Oddio. Hai presente quelle parti perfette, quando stai leggendo un libro, che pensi “avrei potuto scrivere ogni sillaba”? Beh questa è una parte perfetta! 😀
    Quanto ti capisco.

    1. E’ una tristezza riconoscersi in qualcosa di così infelice. Io odio l’inverno e, già che siamo, odio anche l’autunno e sto già contando i giorni fino a primavera. Sono banale lo so, ma non riesco a farmi venire nemmeno un filino di ottimismo se penso alla stagione a cui andiamo incontro.
      Grazie della lettura

  3. Quanto ti capisco….. odio il freddo e tutto ciò che lo correda, in particolare la neve. E purtroppo anche qui da noi le temperature sono diventate ormai troppo basse, anche se, a dir la verità, gli altri intorno a me sembrano non avvertirle più di tanto. Ad ogni modo ho già il piumone invernale a letto!!! Saremo esagerate??

    1. Beh io probabilmente sono un pò esagerata. E’ che proprio non riesco a rassegnarmi al freddo soprattutto in questo periodo in cui in altre zone d’Italia si sta ancora benissimo, mentre da me il vero caldo l’abbiamo visto solo per una ventina di giorni in Agosto e poi si è volatilizzato con un paio di temporali 😦

  4. Qui è autunno e me lo godo, che è la mia stagione. Ma ti capisco perfettamente, tanto che cerco di non pensarci per farlo durare il meno possibile! Tuttavia, io confido nell’effetto serra.

Scrivi una risposta a prigioniera_del_deserto Cancella risposta